mercoledì 25 novembre 2009

La contestazione a Roma

Ci siamo sempre chiesti perchè la società Virtus Roma fosse contestata.
 in particolar modo quest'anno sembra quasi che la contestazione sia pregiudiziale e che qualsiasi passo falso venga usato come scusa per aprire il fronte contro la società.

Ora i Warriors parlano attraverso un articolo de "Il Romanista" a firma Francesco Goccia
Questo il testo

Lo striscione esposto a Siena è stato più che eloquente: "Toti vattene". E' il pensiero dei Warriors.
«Siamo un gruppo ultras che segue la Virtus dal 1984 - dice Massimo Pantanella - Per noi la fede verso la squadra è importante ma il rispetto è tutto. La nostra contestazione, anche se diretta è stata civile. Non abbiamo né sbeffeggiato né irriso nessuno perché non è questa la nostra intenzione e, sia chiaro, non lo abbiamo fatto per la sconfitta contro il Montepaschi ma per una serie di situazioni».
Quali sono queste situazioni?
«La prima è la scarsa comunicazione che c'è con la società. Ho letto diverse volte che ci si aspetterebbe un seguito maggiore, però non viene fatto nulla per avvicinare la gente a questa squadra. Ho ripreso in mano questo gruppo da nove anni e ho portato tante persone in curva a tifare. Nei Warriors sono passati tantissimi ragazzi, abbiamo trascorso momenti bellissimi ed altri bruttissimi. Abbiamo portato alto il nome della Virtus in giro per l'Italia e l'Europa sempre e soltanto seguendo una fede, una passione».
Quindi noti un distacco tra i tifosi e la società?
«Si, e per questo chiediamo al presidente maggiore rispetto. Lui ha detto che è stata solo una frangia che ha contestato, e che quei tifosi non amano la squadra. Bene, non è così perché noi siamo un gruppo ultras che porta avanti dei valori importanti da tanti anni. La Virtus rappresenta la città di Roma, c'è gente che ha ha pagato e sta pagando a caro prezzo la fede verso questi colori. Seguiamo la Virtus perché siamo fieri di sostenerla. Appena proviamo a dire la nostra, come sul caso De LaFuente, veniamo tacciati da Gentile di essere gente che vuole fare notizia. Manca rispetto per chi spende tempo e denaro per la Virtus».
Il presidente ha parlato di altri fini.
«Non so a cosa si riferisse. Se alla storia dei biglietti, dei pullman per organizzare le trasferte, noi non siamo d'accordo perché dal 1984 ad oggi abbiamo macinato chilometri in giro per l'Italia e l'Europa solo con le nostre forze e i nostri sacrifici. Continueremo a farlo. Anzi preferirei vedere una squadra meno forte sul parquet ma con molti più ragazzi coinvolti sugli spalti perché considero l'aspetto sociale più importante».
Ma non è la prima volta che a Roma si contesta una società.
«Lo abbiamo fatto anche con Rovati, Corbelli e dirigenti come Natali (che ci ripropongono ancora una volta) e l'avvocato Coccia. Sono state contestazioni di piazza, motivate ma soprattutto costruttive. La storia ci insegna che per crescere bisogna dialogare ed è questo quello che noi ci aspettiamo per il futuro. Da anni manca un progetto,non si impara dagli errori, si richiamano dirigenti che hanno fallito (Natali, Brunamonti) e non è vero che perdiamo solo perché Siena è di un altro pianeta, dato che siamo stati eliminati anche da Fortitudo, Biella per non parlare della Coppa Italia. Bodiroga invece, che si era sempre dimostrato vicino alla tifoseria, non c'è più. In questa società sono passati diversi personaggi, anche importanti, ma la gente sugli spalti non cresce e i risultati non arrivano».


Che ne pensate?
Pur condividendo il parere che la società pecca molto in fase di comuncazione dando spesso immagine di una dirigenza saccente e poco avvezza alle critiche, mi impressionano i due passaggi relativi alla querelle sul sostegno alla tifoseria (che si vuole smentire come cercato ma intanto viene tirato in ballo proprio dai W84) e sul fatto che Bodiroga, che era vicino ai W84, è andato via.
Solo manie di protagonismo?